Meyer. Neonato con gravissima malformazione cranio-facciale torna a respirare grazie a un intervento mini-invasivo usato per le apnee notturne ed evitando così la tracheostomia
Il piccolo, di due mesi, poteva respirare solo dalla bocca, ma questo creava gravi difficoltà all'alimentazione, mandando il bimbo incontro a una carenza di ossigeno. Necessario il ricorso alla nutrizione artificiale per via parenterale, poi l’intervento per evitare una tracheostomia. L’operazione, coordinata dal neurochirurgo Lorenzo Genitori, ha visto per la prima volta l’applicazione di una tecnica endoscopica utilizzata negli adulti che hanno problemi di apnea nel sonno o sono “grandi russatori”.
08 APR - Un intervento endoscopico a livello del basicranio, mini-invasivo, ha permesso a un neonato di due mesi, in cura all’Ospedale pediatrico Meyer di Firenze, di tornare a respirare in modo corretto, evitando la tracheostomia, una procedura invasiva che comporta rischi molto elevati, soprattutto in bambini così piccoli. È questo uno degli interventi con cui il pediatrico fiorentino inaugura l’attività di chirurgia dei disturbi respiratori nel sonno.
L’operazione, che per la prima volta ha previsto l’applicazione di una tecnica endoscopica utilizzata negli adulti che hanno problemi di apnea nel sonno o sono “grandi russatori”, è perfettamente riuscita e il piccolo ora sta bene e ha fatto ritorno a casa. “Un risultato importante – commenta l’ospedale in una nota - che ha visto al lavoro un’equipe di professionisti del pediatrico fiorentino, coordinati da Lorenzo Genitori,responsabile del Centro di eccellenza di Neurochirurgia: neurochirurghi, endoscopisti respiratori, otorinolaringoiatri, chirurghi maxillo-facciali, rianimatori, specialisti medici delle vie respiratorie e personale infermieristico”.
Per evitare che il piccolo dovesse andare incontro a una tracheostomia, dopo indagini strumentali con TAC e RM, i medici hanno deciso di sottoporlo a una valutazione endoscopica delle prime vie aeree e si sono resi conto che la malformazione anatomica aveva creato un problema a livello funzionale. Ed è proprio sulla funzionalità che hanno deciso di intervenire, evitando interventi più invasivi, come l’introduzione di uno stent, che comporta il rischio di recidive, o di una tracheostomia.
La decisione di utilizzare una tecnica mini-invasiva ha funzionato: nel post operatorio il bambino ha ricominciato a succhiare e a mangiare mantenendo un corretto flusso respiratorio attraverso il naso.
08 aprile 2019