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Fascicolo sanitario elettronico, crescono le Regioni che l'hanno attivato. Ecco i numeri aggiornati
15 apr 2019
Ammontano a 11 milioni e mezzo gli italiani che hanno dato il consenso all'apertura di un proprio fascicolo sanitario elettronico e hanno toccato complessivamente quota 239 milioni i referti digitalizzati. «Secondo le ultime rilevazioni nazionali, in ben 19 Regioni su 20 risulta sia stato attivato almeno un fascicolo, con una crescita del numero di Regioni che consentono questa opzione del 90% negli ultimi 3 anni». I dati sono stati presentati durante il convegno "La trasformazione digitale per integrare sanità e sociale", organizzato dall'Agenzia per l'Italia digitale (Agid), Icar-Cnr, in collaborazione con Fpa, svoltosi a Sorrento.
Il fascicolo può consentire di avere a disposizione in qualsiasi momento i propri dati clinici in formato digitale, eliminando la documentazione cartacea, quindi permettendo risparmi di costo e una migliore accessibilità delle informazioni sanitarie da parte del paziente, nonché delle Asl e delle strutture ospedaliere e facilitando così anche gli interventi di cura ordinari e straordinari. «Oggi - evidenziano gli esperti- le Regioni operative sono passate dalle 10 del 2016 alle attuali 19: Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Trentino Alto Adige, Umbria, Val d'Aosta, Veneto». Manca solo la Calabria.
Prossimo obiettivo dell'Agenzia per l'Italia digitale, in collaborazione con tutti gli altri attori istituzionali, «sarà quello di favorire un'evoluzione del fascicolo sanitario elettronico come punto di accesso unico delle informazioni cliniche del cittadino, secondo il paradigma 'once only', in base al quale le pubbliche amministrazioni dovrebbero evitare di chiedere agli utenti informazioni già in precedenza fornite». Secondo gli esperti «il fascicolo potrà diventare lo strumento cardine per abilitare nuovi percorsi di cura e prevenzione personalizzati soprattutto per i malati cronici e gli anziani, anche in collegamento con i sistemi di telemedicina». Nei mesi a venire l'Agid «lavorerà alla definizione di nuove linee guida per migliorare e valorizzare la gestione dei dati che transitano su dispositivi medici, quelli indossabili, e sul fascicolo sanitario elettronico affinché possano integrarsi tra loro ed essere resi fruibili anche al mondo della ricerca. In questo modo i dati potrebbero essere utilizzati infatti, sempre nel rispetto della privacy degli utenti, per studiare l'incidenza di determinate patologie sulla popolazione o per avviare programmi nazionali di prevenzione, anche con il supporto delle tecnologie emergenti di Intelligenza artificiale.
In questo contesto, l'Istituto di calcolo e reti ad alte prestazioni del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Icar) «è attivamente impegnato nella progettazione e validazione di modelli architetturali, formati di dati e piattaforme tecnologiche a supporto dell'interoperabilità nazionale del fascicolo sanitario elettronico sin dal 2009, attraverso la collaborazione con gli organi competenti della presidenza del Consiglio dei Ministri, in particolare con Agid».
«Attualmente il fascicolo elettronico può raccogliere una serie di documenti sanitari di base tra cui il profilo sanitario del paziente, i suoi referti, i verbali di pronto soccorso, le lettere di dimissione, i dossier farmaceutici e il consenso o diniego alla donazione degli organi e tessuti - concludono gli esperti - A questi documenti, in alcune Regioni, se ne stanno aggiungendo altri come ad esempio la raccolta delle cartelle cliniche, dei bilanci di salute, i programmi di assistenza domiciliare, piani diagnostico terapeutici, i certificati medici, le vaccinazioni, e altri ancora».