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Allarme personale Ssn: tra 15 anni buco di 14mila medici. Tutti i dati Regione per Regione

quotidianosanita.it

Allarme personale Ssn: tra 15 anni buco di 14mila medici. Tutti i dati Regione per Regione

Secondo le proiezioni dell'Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, sarà rimpiazzato solo il 75% dei 56 mila medici che il Ssn perderà nei prossimi anni. Per tamponare la falla occorrono circa 13 mila immatricolazioni e 11 mila posti di specializzazione. Lazio, Molise e Lombardia le Regioni attualmente con il minor numero di medici. Ricciardi: “È mancata un’adeguata programmazione”

   18 APR - "AAA in Italia cercasi medici disperatamente". Il futuro prossimo del Ssn, tra pensionamenti e cattiva programmazione, è infatti ad alto rischio carenza camici bianchi: calcolando il numero di posti per i corsi di laurea e delle scuole di specializzazione messi a bando ogni anno, dei 56 mila medici che il Ssn perderà nei prossimi 15 anni saranno rimpiazzati solo il 75%, cioè 42 mila. Mancheranno quindi all’appello circa 14 mila medici. Per ridare ossigeno al sistema saranno necessari 13.500 immatricolazioni ai corsi di laurea in medicina e 11 mila posti di specializzazione


 
È questa la proiezione dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane (basate sui dati del Miur e del Ministero della Salute) che opera all’interno di Vithali, spin off dell’Università Cattolica presso la sede di Roma. Diretto da Walter Ricciardi, con la direzione scientifica di Alessandro Solipaca, ha sviluppato un modello di previsione per stimare quanti medici e quanti specialisti (compresi i Medici di medicina generale) l’Italia avrà a disposizione nei prossimi anni.
 
Secondo i ricercatori dell’Osservatorio, nell’ipotesi che nel prossimo anno accademico 2019/2020 siano immatricolati 10 mila studenti, si può prevedere che di questa coorte circa 8 mila e 700 saranno laureati tra 6 anni, considerando poi le coorti successive, in 10 anni in Italia ci saranno circa 49 mila nuovi laureati in medicina e chirurgia. In conseguenza di quanto detto, è possibile prevedere che gli specializzati tra 15 anni saranno appunto circa 42 mila.
 
“Questo scenario, determinatosi nel corso di anni in cui non è stata fatta una programmazione adeguata da parte delle autorità competenti, rischia di compromettere le basi portanti del Ssn – ha affermato Ricciardi – in un mondo in cui la carenza di medici e di personale sanitario sta diventando drammatica, l’Italia aggiunge la miopia di finanziare la formazione di un numero importante di giovani medici e di ‘regalarli’ poi a Paesi in grado di accoglierli a braccia aperte”.
 
Secondo le proiezioni dell’Osservatorio, per rimpiazzare i 56 mila medici in 15 anni saranno quindi necessarie 13mila e 500 immatricolazioni ai corsi di laurea in medicina e 11mila posti di specializzazione. “Ma le Università dovranno essere attrezzate per formare circa 5 mila studenti in più ogni anno” ha commentato Solipaca. La dinamica della spesa sanitaria, a livello nazionale, nel corso degli ultimi 15 anni, è stata caratterizzata da un evidente rallentamento della crescita osservata dopo la prima metà degli anni ’90. E la contrazione della spesa si è accentuata con l’introduzione dei Piani di Rientro, attivati per arginare il crescente aumento del deficit delle Regioni. Tra le voci di bilancio maggiormente colpite dagli interventi la spesa per personale dipendente del Ssn, scesa nel 2016 al 30,6% del totale della spesa sanitaria pubblica. “Tale riduzione – ha aggiunto Solipaca – è stata ottenuta attraverso una forte contrazione del numero del personale dipendente, testimoniato dal turnover osservato negli ultimi anni che in alcune Regioni è arrivato al 25%, cioè su 100 pensionati ci sono state solo 25 nuove assunzioni”.
 
I dati riferiti al quadriennio 2013-2016, pubblicati dal Conto Annuale della Ragioneria Generale dello Stato, mostrano come il tasso di compensazione del turnover, al netto delle procedure di stabilizzazione, sia in tutti e 4 gli anni presi a riferimento, inferiore a 100, il che significa che sostanzialmente l’organico del Ssn ha subito una contrazione. In particolare, nel 2016 si registra un tasso di compensazione del turnover nazionale del 97,2%, ma nel 2015 si è attestato al 76,3% e nel 2014 all’80,5%. L’ultimo triennio segue a un trend storico, tra il 2008 e il 2012, in cui si è osservato un tasso di compensazione costantemente in riduzione, dal 97,2% del 2008 è sceso fino al 68,9% nel 2012.
 
Questa dinamica ha interessato anche i medici e gli odontoiatri del Ssn (vedi Tabella 1 qui sotto) il cui numero si è ridotto in modo costante tra il 2013 e il 2016, passando da 108.271 unità nel 2013 a 105.093 unità nel 2016 (-2,9%). Il medesimo trend si riscontra in maniera più accentuata se si rapporta il numero di medici e odontoiatri del Ssn alla popolazione (Cfr Tabella 2 in allegato); infatti, in questo caso la riduzione del numero di unità è del 4,3%.
 


La dotazione minore di medici si riscontra nel Lazio, Molise e Lombardia le quali hanno 1,3 e 1,4 medici ogni mille abitanti, a livello nazionale si attesta a 1,7 per mille Molise e Lazio sono le Regioni che hanno sperimentato la diminuzione più marcata dal 2013, 16,3% e 13,3% rispettivamente. In generale, la carenza di camici bianchi mediamente più bassa si registra nelle regioni del Mezzogiorno, ad eccezione della Sardegna e della Basilicata che vantano invece un rapporto medico/popolazione superiore alla media nazionale, rispettivamente 2,7 e 2,1 ogni mille abitanti.
 
Alla carenza di medici si accompagna poi progressivo invecchiamento della categoria. Infatti, nel 2016, quasi il 52% del personale medico ha oltre 55 anni, sale al 61% tra gli uomini, tra le donne si attesta al 38%. Tra i 50 e i 59 anni la quota dei medici si attesta al 41%, tra i 40 e i 49 anni a circa il 23%. La dinamica temporale osservata dal 2013 al 2016 è molto preoccupante, infatti è aumentata di quasi il 10% la quota di medici ultra sessantenni, la variazione è del 7% al Nord, 8% al Centro e sale fino al 14% nelle regioni del Mezzogiorno. Per contro, tutte le fasce di età più giovani sperimentano una diminuzione del loro peso percentuale, calo generalizzato su tutto il territorio italiano (Cfr. Grafico 1).
 
“La prospettiva futura è allarmante – affermano quindi Ricciardi e Solipaca – in quanto, nel 2016, i medici con più di 55 anni sono oltre 56 mila, quindi nel corso dei prossimi 15 anni, a legislazione vigente e al netto di uscite anticipate legate alla riforma nota come ‘quota 100’, ci si attende una uscita per pensionamento di pari entità. Lo scenario appena prospettato – concludono i ricercatori – è aggravato dal fatto che la programmazione degli accessi ai corsi di laurea in medicina e chirurgia, nonché quelli previsti per le scuole di specializzazione, non ha considerato il fabbisogno di medici che avrebbe dovuto assicurare, come dimostrano le stime che seguono effettuate dall’Osservatorio.
 
Tirando le somme “Il rientro dal deficit delle Regioni attuato tagliando la spesa per il personale medico da un lato, la cattiva programmazione degli accessi ai corsi di laurea e di specializzazione dall’altro mettono il Ssn di fronte a una vera emergenza per il futuro”. 

18 aprile 2019


Fonte: quotidianosanita.it
URL: http://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=73229