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COMUNICATO STAMPA
Nuovo metodo d'indagine per la sindrome alcolica fetale
19/04/2019
Pubblicato sulla rivista Addiction Biology uno studio dell’Istituto di biologia cellulare e neurobiologia del Cnr e del Centro di riferimento alcologico della Regione Lazio (CrarL) della Sapienza. La ricerca mette in luce la relazione tra un biomarcatore nelle urine materne e alcuni indicatori della sindrome alcolica fetale, permettendo una diagnosi precoce della principale causa di ritardo mentale acquisito nell’infanzia
L’Istituto di biologia cellulare e neurobiologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibcn) e il Centro di riferimento alcologico della Regione Lazio (CrarL) di Sapienza Università di Roma hanno pubblicato un lavoro di ricerca congiunto sulla rivista Addiction Biology, “Fetus morphology changes by second trimester ultrasound in pregnant women drinking alcohol” (Cambi della morfologia del feto da ultrasuoni nel secondo trimestre in donne incinta che bevono alcol), che permette una diagnosi precoce e precisa della sindrome alcolica fetale (FAS), prima causa di ritardo mentale nel bambino delle società occidentali.
“Considerate l’inaffidabilità e la variabilità dei self-reports materni, cioè delle ammissioni volontarie di comportamenti a rischio da parte delle madri, e l’assenza di un profilo neuro-comportamentale univoco da utilizzare a scopo diagnostico, una valutazione oggettiva per stabilire il consumo di etanolo durante la gravidanza e la conseguente esposizione del feto all’alcol è importante”, chiarisce Marco Fiore del Cnr-Ibcn. “La sindrome feto-alcolica è infatti una condizione malformativa complessa del neonato e del bambino, dovuta all’effetto tossico dell’alcool assunto durante la gravidanza. Ed è la più comune causa di ritardo mentale acquisito nell’infanzia, totalmente evitabile tramite l’astensione completa della gestante dal consumo di alcool”.
“Il lavoro ha esaminato l'associazione tra l'etilglucuronide (EtG) nelle urine di donne in gravidanza e la presenza di alcuni indicatori fisici tipici della sindrome, mediante l’uso dell’ecografia prenatale effettuata nel secondo trimestre di gestazione. L’EtG si forma solo in caso di assunzione di alcol tre-quattro giorni precedenti l’esame, per cui la positività a questo biomarcatore è indice di consumo certo”, spiega Mauro Ceccanti, direttore del CrarL. “L’analisi dell’EtG nelle urine potrebbe essere quindi utilizzata come indicatore di consumo materno di alcol anche occasionale durante la gravidanza, per allertare sulle possibili ripercussioni sul feto e successivamente sul bambino, permettendo quindi una diagnosi precoce di FAS”.
Roma, 19 aprile 2019
La scheda
Chi: Istituto di biologia cellulare e neurobiologia del Cnr, Marco Fiore; Centro di riferimento alcologico della regione Lazio di Sapienza Università di Roma, Mauro Ceccanti.
Che cosa: Studio su sindrome alcolica fetale: “Fetus morphology changes by second-trimester ultrasound in pregnant women drinking alcohol” (Addiction Biology. 2019:1–12)
Per informazioni:
Marco Fiore
Cnr-Istituto di biologia cellulare e neurobiologia
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Mauro Ceccanti
Direttore Centro di riferimento alcologico della Regione Lazio
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Ufficio stampa:
Emanuele Guerrini
Ufficio stampa Cnr
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06.4993.2644
Capo ufficio stampa:
Marco Ferrazzoli
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skype marco.ferrazzoli1
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