pharmastar.it
Biosimilari, al Ministero della Salute convegno su prospettive e opportunità
Giovedi 30 Maggio 2019 Redazione
Prospettive in chiaroscuro per il ruolo dei farmaci biosimilari nella sanita' italiana. Nel 2018 questi prodotti hanno coperto circa il 17% dei consumi nazionali di farmaci biologici, con una crescita di circa il 13% rispetto all'anno precedente. Una tendenza che secondo un'elaborazione del Centro studi Italian biosimilar group su dati Iqvia, fa prevedere per il quinquennio 2017-2022 una riduzione della spesa farmaceutica in questo settore che potrebbe avvicinarsi al mezzo miliardo di euro con importanti e positive ricadute sul fronte della sostenibilita' della spesa sanitaria e dell'impiego delle risorse nell'innovazione.
Intorno a questi dati e al ruolo terapeutico che i biosimilari possono giocare a favore dello stato di salute della sanita' italiana, sottolineato anche dal position paper di Aifa e dal decalogo dell'agenzia per i cittadini e i pazienti, si sono confrontati esponenti della comunita' scientifica, economisti, gestori della sanita' regionale, associazioni di pazienti e rappresentanti delle istituzioni, nel corso di un convegno promosso dalla rivista di economia e politica sanitaria 'Italian health policy brief' tenutosi oggi a Roma all'Auditorium del ministero della Salute. La tendenza all'espansione del mercato dei biosimilari, hanno spiegato durante il convegno, fa ben sperare sul ruolo positivo di calmieratore della spesa che questi prodotti possono avere con la conseguente emersione di nuove risorse economiche da riorientare verso l'innovazione nel campo dei farmaci biologici.
"Sicuramente i biosimilari rappresentano un'opportunita' di cura per molte patologie garantendo anche risparmi per il servizio sanitario- ha sottolineato Maria Teresa Bressi del Coordinamento Nazionale associazioni malati cronici- sono risparmi che a nostro parere andrebbero reinvestiti nell'accesso per tutti i cittadini, anche per le terapie piu' innovative. Un aspetto questo che da anni sta mostrando sempre piu' crepe".
Tuttavia, sono ancora molte le difformita' tra le diverse regioni in materia di biosimilari: nel 2018 si e' registrato ad esempio un utilizzo di questi farmaci del 50,21% in Piemonte e Valle d'Aosta, del 23,13% in Toscana, del 21,58% in Emilia Romagna, mentre nel Lazio ci si e' fermati al 10,27%, in Puglia al 6,9 l% e in Umbria poco oltre il 5%.
"La penetrazione dei biosimilari ancora differenziata nelle diverse realta' regionali e locali per le ragioni primariamente culturali- ha dichiarato commentando questi dati Simona Creazzola, presidente della Societa' italiana di farmacia ospedaliera- sarebbe infatti utile e necessario produrre con maggiore efficacia e continuita' un'informazione scientificamente qualificata diversamente approfondita e ben veicolata, affinche' venga correttamente decodificata con diversi stakeholder".
Nel workshop di Roma si e' rilevato che i contenimenti di spesa realizzati fino ad oggi sono ancora modesti rispetto a quelli che saranno possibili con la prossima e' sempre piu' consistente disponibilita' dei biosimilari di nuova generazione.
Questi offriranno determinanti opportunita' terapeutiche Soprattutto nell'ambito delle malattie oncologiche e su base autoimmune, come in dermatologia, reumatologia e gastroenterologia.
A fronte di uno scenario potenzialmente positivo, in Italia si profila all'orizzonte un ostacolo che potrebbe compromettere questo percorso e che riguarda le modalita' di approvvigionamento dei biosimilari da parte delle diverse Regioni. Infatti oggi domina essenzialmente l'aspetto economico che determina l'acquisizione del solo biosimilare dal costo piu' basso, compromettendo la disponibilita' di piu' molecole. Da qui possibili ricadute negative anche sul piano della continuita' e dell'appropriatezza terapeutica. Si pone quindi con urgenza la necessita' di affinare e rendere piu' omogenee gli strumenti di approvvigionamento delle Regioni, cosi' da assicurare il permanere di una positiva competizione da parte del mondo dell'Industria che deve trovare nelle comunita' del mercato le ragioni per continuare il proprio impegno.
Analizzando questo aspetto in una logica di economia sanitaria, Fabio Pammolli, ordinario di economia e management presso il Politecnico di Milano ha sottolineato che "una pluralita' di scelta consente non solo il contenimento della spesa ma anche il mantenimento della liberta' prescrittiva dal medico e la preferenza del paziente. Nel nostro caso- ha proseguito l'economista- le durate delle gare piu' lunghe ben definite garantiscono un'adozione maggiore, una garanzia di continuita' al paziente e' un migliore pianificazione per le imprese".
Il messaggio che emerge da Roma e' chiaro: l'importanza della penetrazione dei biosimilari e' condivisa da tutti gli attori, sia in termini di contributo alla sostenibilita' di sistema e di sostegno all'innovazione, che in termini di accesso alle cure su tutto il territorio regionale, ma occorre che l'omogeneita' della loro diffusione vada di pari passo con una corretta cultura della cura, in cui il 'valore economico' non sia l'unico punto di riferimento per le scelte del territorio.
I farmaci biologici hanno fatto la loro comparsa nel 1982 con l'insulina ricombinante. Da quell'anno l'armamentario dei medici si e' progressivamente dotato di nuovi e piu' efficaci farmaci a base biotecnologica, utilizzati nel trattamento di numerose e gravi malattie, offrendo possibilita' di cura che prima non erano neppure immaginabili. Nell'ultimo decennio a seguito della scadenza del brevetto dei farmaci biologici cosiddetti 'originator', sono apparsi sul mercato i farmaci biosimilari che oltre ad aver allargato l'offerta dei prodotti, hanno giocato un ruolo fondamentale nella riduzione della spesa farmaceutica e nel contribuire alla sua sostenibilita'.
Questo per una duplice ragione: per aver indotto i produttori degli originator a ridurre il prezzo dei loro farmaci e per aver stimolato una positiva concorrenza tra i produttori di biosimilari.
Intorno a questi dati e al ruolo terapeutico che i biosimilari possono giocare a favore dello stato di salute della sanita' italiana, sottolineato anche dal position paper di Aifa e dal decalogo dell'agenzia per i cittadini e i pazienti, si sono confrontati esponenti della comunita' scientifica, economisti, gestori della sanita' regionale, associazioni di pazienti e rappresentanti delle istituzioni, nel corso di un convegno promosso dalla rivista di economia e politica sanitaria 'Italian health policy brief' tenutosi oggi a Roma all'Auditorium del ministero della Salute. La tendenza all'espansione del mercato dei biosimilari, hanno spiegato durante il convegno, fa ben sperare sul ruolo positivo di calmieratore della spesa che questi prodotti possono avere con la conseguente emersione di nuove risorse economiche da riorientare verso l'innovazione nel campo dei farmaci biologici.
"Sicuramente i biosimilari rappresentano un'opportunita' di cura per molte patologie garantendo anche risparmi per il servizio sanitario- ha sottolineato Maria Teresa Bressi del Coordinamento Nazionale associazioni malati cronici- sono risparmi che a nostro parere andrebbero reinvestiti nell'accesso per tutti i cittadini, anche per le terapie piu' innovative. Un aspetto questo che da anni sta mostrando sempre piu' crepe".
Tuttavia, sono ancora molte le difformita' tra le diverse regioni in materia di biosimilari: nel 2018 si e' registrato ad esempio un utilizzo di questi farmaci del 50,21% in Piemonte e Valle d'Aosta, del 23,13% in Toscana, del 21,58% in Emilia Romagna, mentre nel Lazio ci si e' fermati al 10,27%, in Puglia al 6,9 l% e in Umbria poco oltre il 5%.
"La penetrazione dei biosimilari ancora differenziata nelle diverse realta' regionali e locali per le ragioni primariamente culturali- ha dichiarato commentando questi dati Simona Creazzola, presidente della Societa' italiana di farmacia ospedaliera- sarebbe infatti utile e necessario produrre con maggiore efficacia e continuita' un'informazione scientificamente qualificata diversamente approfondita e ben veicolata, affinche' venga correttamente decodificata con diversi stakeholder".
Nel workshop di Roma si e' rilevato che i contenimenti di spesa realizzati fino ad oggi sono ancora modesti rispetto a quelli che saranno possibili con la prossima e' sempre piu' consistente disponibilita' dei biosimilari di nuova generazione.
Questi offriranno determinanti opportunita' terapeutiche Soprattutto nell'ambito delle malattie oncologiche e su base autoimmune, come in dermatologia, reumatologia e gastroenterologia.
A fronte di uno scenario potenzialmente positivo, in Italia si profila all'orizzonte un ostacolo che potrebbe compromettere questo percorso e che riguarda le modalita' di approvvigionamento dei biosimilari da parte delle diverse Regioni. Infatti oggi domina essenzialmente l'aspetto economico che determina l'acquisizione del solo biosimilare dal costo piu' basso, compromettendo la disponibilita' di piu' molecole. Da qui possibili ricadute negative anche sul piano della continuita' e dell'appropriatezza terapeutica. Si pone quindi con urgenza la necessita' di affinare e rendere piu' omogenee gli strumenti di approvvigionamento delle Regioni, cosi' da assicurare il permanere di una positiva competizione da parte del mondo dell'Industria che deve trovare nelle comunita' del mercato le ragioni per continuare il proprio impegno.
Analizzando questo aspetto in una logica di economia sanitaria, Fabio Pammolli, ordinario di economia e management presso il Politecnico di Milano ha sottolineato che "una pluralita' di scelta consente non solo il contenimento della spesa ma anche il mantenimento della liberta' prescrittiva dal medico e la preferenza del paziente. Nel nostro caso- ha proseguito l'economista- le durate delle gare piu' lunghe ben definite garantiscono un'adozione maggiore, una garanzia di continuita' al paziente e' un migliore pianificazione per le imprese".
Il messaggio che emerge da Roma e' chiaro: l'importanza della penetrazione dei biosimilari e' condivisa da tutti gli attori, sia in termini di contributo alla sostenibilita' di sistema e di sostegno all'innovazione, che in termini di accesso alle cure su tutto il territorio regionale, ma occorre che l'omogeneita' della loro diffusione vada di pari passo con una corretta cultura della cura, in cui il 'valore economico' non sia l'unico punto di riferimento per le scelte del territorio.
I farmaci biologici hanno fatto la loro comparsa nel 1982 con l'insulina ricombinante. Da quell'anno l'armamentario dei medici si e' progressivamente dotato di nuovi e piu' efficaci farmaci a base biotecnologica, utilizzati nel trattamento di numerose e gravi malattie, offrendo possibilita' di cura che prima non erano neppure immaginabili. Nell'ultimo decennio a seguito della scadenza del brevetto dei farmaci biologici cosiddetti 'originator', sono apparsi sul mercato i farmaci biosimilari che oltre ad aver allargato l'offerta dei prodotti, hanno giocato un ruolo fondamentale nella riduzione della spesa farmaceutica e nel contribuire alla sua sostenibilita'.
Questo per una duplice ragione: per aver indotto i produttori degli originator a ridurre il prezzo dei loro farmaci e per aver stimolato una positiva concorrenza tra i produttori di biosimilari.