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Un nuovo studio offre speranza alle persone affette da dolore cronico
Alcuni ricercatori hanno identificato una proteina che può aiutare a sviluppare una cura per il dolore provocato da lesioni o malattie nervose.
SALUTE PROGRESSI SCIENTIFICI Ultimo aggiornamento: 14 Agosto 2019
© Sebastian Kaulitzki, Shutterstock
Il dolore persistente, in particolare il dolore neuropatico (DN), è un grave problema di salute innescato da danni o disfunzioni del sistema nervoso o da malattie croniche quali il diabete e la sclerosi multipla. Il DN viene visto come un importante onere economico e sociale, con una prevalenza fino al 10 % nella popolazione generale secondo alcune stime. I trattamenti attuali per questa condizione sono insoddisfacenti e comunemente associati a effetti collaterali.
Parzialmente supportati dal progetto PAINCAGE, finanziato dall’UE, gli scienziati hanno dimostrato che la sortilina, una proteina espressa sulla superficie delle cellule nervose, svolge un ruolo significativo nello sviluppo del dolore nei topi di laboratorio. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista «Science Advances», ciò potrebbe accadere anche negli esseri umani. «In conclusione, i nostri esperimenti hanno svelato che il blocco del legame del ligando con la sortilina spinale pregiudica lo sviluppo di dolore neuropatico a seguito di una lesione di un nervo periferico».
Secondo una notizia pubblicata sul sito web dell'Università di Aarhus, partner di progetto, un tale dolore cronico potrebbe portare a sensazioni quali bruciore, pizzicore, congelamento e dolore lancinante. I pazienti che soffrono di questa condizione raramente trovano sollievo dagli antidolorifici tradizionali, dall’anestesia locale e persino dalla morfina.
Citato nella stessa notizia, l’assistente universitario Mette Richner, l’autore principale, afferma: «Una volta verificato un danno nervoso, le cellule nervose entrano in iperattività e vengono rilasciate molecole che attivano un effetto domino che, alla fine, scatena il dolore. L’effetto domino può essere inibito da una particolare molecola presente nel midollo spinale chiamata neurotensina, e i nostri studi dimostrano che la neurotensina viene “catturata“ dalla sortilina in modo che il freno stesso venga inibito».
Topi e uomini
I ricercatori affermano che sono necessari ulteriori lavori per determinare se la sortilina, nota anche come recettore 3 della neurotensina o NTSR3, possa essere bloccata localmente nel midollo spinale. Il professore associato Christian Bjerggaard Vægter, autore corrispondente, sottolinea che la strada da percorrere dai topi agli uomini è ancora molto lunga. «La nostra ricerca è condotta sui topi, ma poiché alcuni dei meccanismi fondamentali negli esseri umani e nei topi sono abbastanza simili, fornisce comunque un’indicazione di cosa accade nelle persone affette da dolore cronico», aggiunge. Il team spera che i risultati ottenuti aiuteranno l’industria farmaceutica a sviluppare antagonisti di questa proteina che siano in grado di inibire il dolore nei pazienti.
Il progetto PAINCAGE (The NGF system and its interplay with endocannabinoid signalling, from peripheral sensory terminals to the brain: new targets for the development of next generation drugs for neuropathic pain) è stato completato alla fine del 2017. Si è focalizzato sui sistemi del fattore di crescita nervoso (FCN) e degli endocannabinoidi (EC) che sono emersi come regolatori centrali dei meccanismi del dolore coinvolti nell’insorgenza e nella progressione del DN e dell’osteoartrite. PAINCAGE ha studiato il ruolo dei singoli componenti del sistema FCN nei meccanismi del dolore e le loro interazioni con il sistema EC nella regolazione del DN. Ha inoltre esaminato vari livelli di trasmissione e percezione del dolore, dai terminali sensoriali periferici al cervello.
Per ulteriori informazioni, consultare:
sito web del progetto PAINCAGE