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In Italia la spesa out of pocket è la più alta d’Europa


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In Italia la spesa out of pocket è la più alta d’Europa

A dirlo è il rapporto "State of health in the Eu" della Commissione europea e dell'Oecd che fotografa lo stato di salute del nostro Paese. Ancora parecchi margini di miglioramento sul digitale e mercato dei generici


cresce il debito, ma diventa più sostenibile

  In Italia la spesa out of pocket è la più alta dell’Ue con una media del 23,5% (2017) contro il 16% degli altri Stati membri. Dal 2009 al 2017 la crescita è stata del 2,5%. A dirlo è il rapporto “State of health in the Eu” della Commissione europea e dell’Oecd.

Compartecipazione alla spesa

In seguito alla crisi economica, la quota dei pagamenti a carico dei pazienti nella spesa sanitaria è passata dal 21 % del 2009 al 23,5 % del 2017, a causa dei crescenti obblighi di compartecipazione alle spese per molti servizi sanitari e farmaci in diverse regioni. Il grosso riguarda le spese ambulatoriali (comprese quelle odontoiatriche) ossia il 9,1%. I farmaci sono al 6,6% e l’assistenza residenziale è al 2,5%. Il ricovero è fermo all’1,3%. In Europa, invece, nella quota 16% troviamo un 5,5% per i farmaci e un 3,1% per le spese ambulatoriali. Separate qui le voci sull’odontoiatria che in Europa vale il 2,5% della spesa. Più indietro il ricovero che è all’1,4% e l’assistenza domiciliare al 2,4%.

La spesa farmaceutica: i massimali

La spesa farmaceutica in Italia costituisce una componente importante della spesa sanitaria pubblica. Alcune misure normative, ad esempio quelle relative all’introduzione di tetti massimi di spesa farmaceutica extra-ospedaliera e ospedaliera, sono state introdotte con diversi gradi di successo. Introdotti per la prima volta nel 2001, i massimali per le spese farmaceutiche rimborsabili nelle farmacie aperte al pubblico erano stati inizialmente limitati al 13% della spesa sanitaria totale annua a livello nazionale e regionale, per poi scendere all’11 % nel 2013 e all’8 % nel 2017.

Nel 2003 sono stati introdotti massimali di spesa anche per i medicinali forniti dalle farmacie ospedaliere in caso di ricovero e assistenza ambulatoriale. Inizialmente i massimali per la spesa farmaceutica ospedaliera erano stati fissati al 2,4 % della spesa sanitaria totale, e sono in seguito passati al 3,5 % nel 2013 e al 6,9 % nel 2017. L’aumento è dovuto al fatto che i nuovi farmaci utilizzati negli ospedali stanno diventando sempre più costosi.

Oncologici e questione pay back

Dal 2016 al 2017 la spesa per i farmaci oncologici è aumentata del 12%, rappresentando così quasi il 23 % dell’intera spesa farmaceutica pubblica nazionale del 2017. Al fine di evitare eccessi di spesa, sono stati siglati accordi tra l’industria farmaceutica, le regioni e il Ssn. In caso di superamento del massimale di spesa delle farmacie aperte al pubblico, l’industria (produttori e distributori) è tenuta a rimborsare al Ssn la spesa eccedente in base al meccanismo di ripiano noto come “pay-back”.

In caso di superamento del tetto di spesa ospedaliera, le regioni e i produttori sono tenuti a rimborsare al Ssn il 50 % di ogni eccedenza. Per monitorare la dinamica della spesa farmaceutica e delle prescrizioni dei medici di famiglia è stato introdotto un sistema di informazione completo, il Sistema tessera sanitaria, che tiene traccia delle prescrizioni elettroniche e di altri dati sanitari per ciascun paziente.

La difficoltà dei generici

Per migliorare il rapporto qualità/prezzo della spesa farmaceutica, l’Italia ha attuato una serie di misure intese a promuovere un maggiore ricorso ai farmaci generici. A meno che il medico non specifichi un impedimento alla sostituzione del farmaco di riferimento, il farmacista è tenuto a proporre al cliente un prodotto equivalente più economico, se esistente. Qualora il medico indichi che il medicinale sia “non sostituibile” oppure laddove l’assistito intenda comunque acquistare il farmaco originatore, la differenza tra il prezzo del farmaco erogato e l’alternativa più economica è a carico dell’assistito. Benché tra il 2005 e il 2017 sia passata dal 7% al 25% in volume, la quota di mercato dei farmaci generici in Italia resta notevolmente inferiore alla media dell’Ue. Ciò è in parte dovuto al fatto che la retribuzione dei farmacisti è calcolata in base a una percentuale fissa del prezzo dei prodotti, aspetto che costituisce un disincentivo a proporre ai clienti farmaci generici.

E i biosimilari

Nel dicembre 2016 è stata approvata una nuova legge per migliorare l’accesso ai farmaci biosimilari. L’Agenzia italiana del farmaco ha adottato norme specifiche che interessano anche la sostituibilità dei prodotti e l’approvvigionamento pubblico di farmaci biosimilari attraverso gare d’appalto regionali. Pur avendo riconosciuto che i medicinali biosimilari e i relativi medicinali di riferimento abbiano gli stessi benefici terapeutici, l’agenzia non ha reso obbligatoria la sostituzione automatica tra i due prodotti. In seguito all’immissione sul mercato di un farmaco biosimilare, i medici possono decidere se prescrivere o meno la nuova alternativa terapeutica. In Italia, come in molti paesi dell’Ue, la diffusione dei medicinali biosimilari varia notevolmente a seconda del prodotto e dell’ambito terapeutico.

Digitalizzazione, bene ma non benissimo

La digitalizzazione del sistema sanitario procede a ritmi diversi a seconda delle regioni Nel 2016 è stato siglato il Patto per la Sanità Digitale, inteso a gestire e promuovere la diffusione della sanità elettronica (eHealth) in modo coordinato in tutto il paese. Le principali priorità sono state lo sviluppo di cartelle cliniche elettroniche, di sistemi di telemedicina e di innovazioni nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Tic) in grado di migliorare la gestione del flusso di lavoro e il trattamento dei pazienti. Al patto hanno fatto seguito la strategia per la crescita digitale e il piano triennale per l’informatica della pubblica amministrazione 2019-2021, la cui finalità è fornire orientamenti per la digitalizzazione del sistema sanitario pubblico. Il piano triennale comprende iniziative che consentiranno di promuovere ulteriormente le cartelle cliniche elettroniche, le prescrizioni mediche elettroniche e la telemedicina in tutte le regioni.

Differenze regionali

Il tasso di adozione delle cartelle cliniche elettroniche presenta notevoli differenze a livello regionale, come dimostrato dal fatto che nel 2019 in sette regioni nessun medico si fosse mai avvalso delle cartelle cliniche elettroniche, mentre in otto regioni le avessero utilizzate oltre l’ 80 % dei medici Il quadro giuridico ha definito per la prima volta nel 2009 il concetto di prescrizioni elettroniche per farmaci e cure, e nel 2011 ha introdotto procedure tecniche più specifiche. Una serie di regolamenti adottati in seguito ne hanno sostenuto l’ulteriore attuazione.

Nel 2017,17 dei 20 sistemi sanitari regionali presentavano tassi di prescrizioni elettroniche superiori al 90 %. Le Linee guida nazionali per la telemedicina, elaborate nel 2014, hanno definito norme generali per promuovere lo sviluppo della telemedicina, ma da allora si è fatto poco per implementare le varie opportunità.

L’antibioticoresistenza? Un problema grave

L’Italia registra il maggior numero di decessi per infezioni resistenti agli antibiotici nell’Ue, con un tasso di mortalità stimato di 18,2 abitanti su 100 mila nel 2015. La percentuale di infezioni antibiotico-resistenti è aumentata negli ultimi anni, passando dal 17% del 2005 al 30% del 2015, e potrebbe aumentare ulteriormente in futuro qualora si confermino le attuali tendenze relative a consumo di antibiotici, popolazione e crescita economica. Anche l’impatto della resistenza agli antibiotici sul bilancio del sistema sanitario italiano è notevole ed è il più elevato dell’Ue, con un costo annuo stimato a circa 600 mila euro per 100 mila persone (Ocse, 2018).

L’Italia ha predisposto un piano plurisettoriale per combattere l’antibiotico-resistenza, che comprende un programma operativo e sistemi di monitoraggio. Tuttavia, l’attuazione di programmi di gestione degli antimicrobici è limitata ad alcune strutture sanitarie, e le campagne di sensibilizzazione organizzate sono state sviluppate su una scala relativamente limitata.


Fonte: aboutpharma.com
URL: https://www.aboutpharma.com/blog/2019/11/29/in-italia-la-spesa-out-of-pocket-e-la-piu-alta-deuropa/