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Covid-19, anche la colchicina tra i potenziali farmaci da sperimentare


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Covid-19, anche la colchicina tra i potenziali farmaci da sperimentare

Si tratta di farmaco antinfiammatorio, su cui da poco Aifa ha attivato uno studio clinico in Italia. Il razionale è che sia in grado di bloccare l’infiammazione a monte, inibendo non una ma diverse citochine

di Cristina Tognaccini  15 Aprile 2020
covid-19 colchicina

È un paradosso. Nell’epoca della target therapy e della sofisticata medicina di precisione, una possibilità di cura per Covid-19 sembra invece arrivare da vecchi farmaci a basso costo, approvati per altre indicazioni, che un poco alla volta gli esperti stanno riscoprendo utili anche per l’infezione da Sars-Cov-2. È il caso, ormai ben noto, della clorochina, ma anche della colchicina, che un gruppo di farmacologi sta portando alla ribalta con studi clinici ad hoc per valutarne efficacia e dose non tossica contro Covid-19.

A raccontarlo ad Aboutpharma è Francesco Ferrara, farmacista ospedaliero della USL Umbria 1 di Perugia, che insieme ad altri colleghi ha già realizzato un studio sul razionale dell’impiego della colchicina nel trattamento di Covid-19. Lavoro già pubblicato come preprint e ora in accettazione presso la rivista scientifica British journal of clinical pharmacology. Mentre sempre a Perugia è in partenza lo studio pilota COLVID-19, approvato da Aifa, proprio sulla colchicina, che darà i primi risultati tra qualche settimana.

Bloccare l’infiammazione

A proposito di Covid-19, Ferrara spiega che diversi studi in letteratura hanno dimostrato come il problema non sia tanto la fase iniziale virulenta di attacco del virus, ma la fase successiva di infiammazione innescata da SarsCov-2: “è l’attività infiammatoria incessante che porta a eventi polmonari e quindi a morte”. Da queste premesse è nato il razionale per l’uso di tocilizumab, un anticorpo monoclonale che inibisce l’interleuchina 6 (IL-6), una citochina implicata nel processo infiammatorio. Farmaco autorizzato per il trattamento di differenti forme di artrite reumatoride e per il trattamento della sindrome da rilascio di citochine.

Così come di sarilumab, un altro anti IL-6, anakinra e canakinumab, anti IL-1. La colchicina però – come già qualche giorno fa aveva anticipato la Sif citando i potenziali farmaci anti Covid-19 di cui si parla poco – ha il potenziale di agire a monte, riducendo il rilascio non di una ma di tutte le citochine, tra cui la IL-6, responsabili del processo infiammatorio.

Il razionale della colchicina

“Abbiamo pensato a come bloccare, farmacologicamente, sul nascere l’infiammazione causata da Sars-Cov-2” precisa Ferrara, che racconta anche della capacità della colchicina di bloccare il complesso NLRP3/inflammasoma, il punto di innesco dell’infiammazione, in tante patologie autoimmunitarie. “Il modello di studio, meglio caratterizzato, è quello descritto nel modello della Febbre Mediterranea Familiare, malattia rara in cui la colchicina è di fatto la terapia di prima linea ed è salvavita” aggiunge.

“Per via del suo meccanismo d’azione in grado di inibire tutte le interleuchine e non solo alcune, arrestando l’infiammazione, la colchicina sembra una buona soluzione. Perché bloccare a monte tutta la cascata infiammatoria è fondamentale. Anche l’idrossiclorochina, insieme alla potente azione antivirale, è in grado di calmierare il forte processo infiammatorio: queste due vecchie molecole, economiche e disponibili, adesso hanno un reale potenziale contro Covid-19 e potrebbero essere usate anche in associazione secondo alcuni studi. È appena partito un trial in Italia, ma altri sono già avviati in Canada, Argentina, Grecia, come si vede dal portale clincialtrial.gov”.

Il trial italiano Colvid-19

Come si legge nella scheda Aifa, il trial sulla colchicina è uno studio pilota, multicentrico, randomizzato, in aperto, di fase 2, che prevede l’arruolamento di pazienti con polmonite da Covid-19, con deficit di saturazione dell’ossigeno e che richiedono assistenza in regime di ricovero. Obiettivo primario dello studio è il tasso, a un mese, di peggioramento clinico inteso come a) insufficienza respiratoria che richiede ventilazione meccanica, b) necessità di monitoraggio e trattamento in terapia intensiva per insufficienza d’organo; c) mortalità. Per verificare l’ipotesi sperimentale dello studio saranno necessari 308 pazienti, divisi in due bracci randomizzati con 154 pazienti ciascuno, trattati uno con terapia definita e l’altro con colchicina aggiunta al trattamento.

I principal investigators sono Roberto Gerli, del Dipartimento di Medicina, Azienda Ospedaliera di Perugia, Massimo Andreoni, del Dipartimento di Processi Assistenziali Integrati, Policlinico Tor Vergata di Roma e Venerino Poletti del Dipartimento Toracico, Azienda AUSL Romagna, Ospedale G.B. Morgagni, Forlì.

La dose giusta

La dose prevista dallo studio è di 0,5 mg di colchicina tre volte al giorno se il peso è inferiore a 100 kg e 1 mg due volte al giorno se il peso è superiore. Posologia che potrà essere ridotta, a discrezione dello sperimentatore, se compaiono sintomi gastrointestinali. Un aspetto da valutare infatti, come riferisce Ferrara è la tossicità ad alte dosi. “Perché l’idrossiclorochina ha provocato, secondo alcuni studi in Francia, anche arresti cardiaci e morte per la sua bassa manegevolezza a certe dosi – continua il farmacista –  mentre sulla colchicina questo discorso è ancora da sviluppare, non ci sono molti studi. La dose giusta si capirà con i trial”. Se tutto dovesse andare come sperato il vantaggio di avere diverse molecole efficaci sarebbe quello di avere un’ulteriore disponibilità di farmaci da impiegare in clinica, , anche in combinazione tra loro, come sottolinea Ferrara. In un momento in cui si potrebbe fare fatica a reperire queste molecole che potrebbero essere salvavita.

Cambiare il decorso di Covid-19

“Ci vuole tempo per creare un nuovo antivirale o un vaccino efficace contro il Sars-Cov-2” conclude Ferrara. “La priorità adesso è invece evitare i decessi. Per questo è importante concentrarsi non solo sull’attività antivirale in sé, ma anche su ciò che scatena in seguito e che causa il decesso. Perché non ci uccide il virus ma noi stessi con la forte attivazione immuno infiammatoria provocata dal virus. Se teniamo a bada questa reazione immunitaria, forse il decorso della malattia potrebbe andare diversamente”.


Fonte: aboutpharma.com
URL: https://www.aboutpharma.com/blog/2020/04/15/covid-19-anche-la-colchicina-tra-i-potenziali-farmaci-in-sperimentazione/

https://www.aifa.gov.it/web/guest/-/covid-19-aifa-autorizza-sperimentazione-clinica-con-colchicina