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Coronavirus: variante genetica aumenta il rischio infezione
Studio su trapiantati, più frequente un antigene nei positivi
Redazione ANSA ROMA 10 novembre 2020 13:17
(ANSA) - ROMA, 10 NOV - Ci potrebbe essere una correlazione tra la presenza di alcuni antigeni Hla (il sistema genetico responsabile della regolazione del sistema immunitario nell'uomo e della risposta di rigetto) e una maggiore predisposizione sia all'infezione da SARS-CoV-2 che a una sua evoluzione clinica negativa. Lo afferma uno studio della rete trapianti del Ssn pubblicato su Transplantation.
Lo studio ha acquisito i dati sui pazienti positivi nel registro di sorveglianza dell'Istituto superiore di sanità, e li ha incrociati con i dati del Sistema informativo trapianti sul profilo genetico di ben 56.304 persone: i quasi 48mila pazienti con un trapianto d'organo funzionante realizzato in Italia dal 2002 a oggi e le oltre 8mila persone in lista d'attesa per un organo. Il match ha permesso di isolare, all'interno dell'intera popolazione italiana dei trapiantati e dei pazienti da trapiantare, 256 casi Covid-positivi e di analizzare nel dettaglio il possibile ruolo giocato nell'infezione da alcune caratteristiche del sistema immunitario come gli antigeni HLA e il gruppo sanguigno. I risultati hanno evidenziato per la prima volta che la presenza della variante HLA-DRB1*08 nei soggetti analizzati è più frequentemente associata sia ai casi di positività, con un'incidenza all'incirca doppia, sia ai decessi per Covid-19, con una probabilità tre volte maggiore. "Lo studio dunque - concludono gli autori - suggerisce come questa particolare variazione genetica, presente nel 6% della popolazione italiana e maggiormente frequente nelle regioni del Nord Italia (9%) rispetto a quelle del Sud (3%), svolgerebbe meno bene di altre varianti HLA il ruolo di attivazione del sistema immunitario nel riconoscimento del coronavirus".
Dalla ricerca arriva anche un'ulteriore conferma che i soggetti con gruppo sanguigno A presentano un rischio di infezione lievemente maggiore rispetto alle persone con gruppo 0. Infine, nei pazienti trapiantati e immunosoppressi e in quelli in attesa di trapianto per grave insufficienza d'organo il rischio di infezione è circa 4 volte superiore rispetto al resto della popolazione. (ANSA).