Salutequità, pazienti non Covid: oltre 2 milioni di screening oncologici in meno e 13mila diagnosi mancate, +40% di rinuncia alle cure, ma l’ultima relazione sullo stato sanitario del Paese è ferma al 2013
L'ultimo Report di Salutequità mette in evidenza che nel 2020 si sono drasticamente ridotte le cure ai pazianti non Covid ed è crollato l'accesso alle terapie innovative ma negli ultimi provvedimenti varati dal Governo non c'è traccia di programmi o risorse per il "rientro" alla normalità e mancano anche una serie di dati ufficiali accessibili pubblicamente, fondamentali per dimensionare il fenomeno IL REPORT
24 MAR - Effetto Covid: la Lombardia ha perso 2,4 anni di vita, il 10% di un’intera generazione. Ma la lancetta dell’attesa di vita alla nascita in Italia, con la pandemia, come certificato recentemente da Istat, è andata indietro in media quasi di un anno e le differenze nelle Regioni sono evidenti, con la prima fase del Covid che ha abbassato l’asticella soprattutto nelle Regioni del Nord. In generale in Italia si sono persi in media circa 9 mesi.
Ma i problemi non si fermano qui. E a metterli in evidenza è l’Osservatorio permanente sullo stato dell’assistenza ai pazienti NON Covid-19 lanciato con il terzo Rapporto di Salutequità, Organizzazione indipendente per la valutazione della qualità delle politiche per la salute, fondata e presieduta da Tonino Aceti, attuale portavoce della Fnopi e per anni alla Guida del Tribunale dei diritti del malato di Cittadinanzattiva, dedicato alla “Trasparenza e accesso ai dati sullo stato dell’assistenza ai pazienti NON Covid-19”.
Se va male per chi contrae l’infezione da Sars-Cov2, va malissimo per chi era già affetto da altre patologie o, peggio, per chi avrebbe potuto evitarle grazie agli screening oncologici: nel periodo gennaio-settembre 2020 rispetto allo stesso periodo 2019 sono stati svolti 2.118.973 in meno di screening cervicale, mammografico e colorettale (-48,3%).
Questa riduzione ha prodotto 13.011 minori diagnosi tra lesioni, carcinomi e adenomi avanzati.
La contrazione dell’accesso alle cure ha influito anche sull’accesso alle terapie innovative. Nel periodo gennaio-settembre 2020 continua l’importante riduzione della spesa dei farmaci innovativi non oncologici: -122,4 MLN di euro rispetto al 2019.
“Quel che è peggio però è che se da un lato nessun provvedimento per gli anni 2021 e seguenti, a partire dall’ultima legge di Bilancio per arrivare al recente decreto Sostegni, ha preso in considerazione una qualsiasi forma di programmazione e/o finanziamento per il “rientro” delle mancate terapie non-Covid – spiega Aceti - mancano anche all’appello una serie di dati ufficiali accessibili pubblicamente, fondamentali per dimensionare con precisione l’effettivo fenomeno e mettere in campo rapidamente le necessarie azioni correttive e monitorarle tempestivamente”.
Ecco alcuni esempi:
- Relazione sullo stato sanitario del Paese– ultima quella 2012-2013 - 7 anni di ritardo rispetto ai dati 2020;
- Monitoraggio dei LEA,risultati dell’anno 2018 –- 2 anni di ritardo rispetto ai dati 2020;
- Nuovo Sistema di Garanzia dei LEA(NSG) – Risultati dell’anno 2018 – 2 anni di ritardo rispetto al 2020;
- Annuario statistico del Servizio sanitario nazionale– Ultimo anno disponibile 2018 - 2 anni di ritardo rispetto ai dati 2020;
- Il personale del sistema sanitario italiano – ultimo anno disponibile 2018 - 2 anni di ritardo rispetto ai dati 2020;
- Conto Annuale - ultimo disponibile quello 2018 - 2 anni di ritardo rispetto ai dati 2020;
- Rapporto annuale sulle attività di ricovero ospedaliero (SDO)– Ultimo anno disponibile 2019 - 1 anno di ritardo rispetto ai dati 2020.
I ritardi nella pubblicazione dei dati contenuti nelle rilevazioni ufficiali hanno sempre rappresentato una criticità importante del SSN, sia dal punto di vista della verifica dell’efficacia degli interventi, sia da quello sulle modalità di utilizzo delle risorse stanziate, a partire da quelle previste nei provvedimenti emergenziali per il potenziamento del SSN, dall’assistenza territoriale, al recupero delle liste di attesa.
“Per colmare il gap – sottolinea Aceti - è necessario predisporre un preciso programma che parta dall’immediato aggiornamento al 2020 e relativa pubblicazione di tutte le rilevazioni ufficiali delle diverse istituzioni sanitarie (e non), per misurare lo stato attuale dell’assistenza garantita ai pazienti NON Covid-19, rilevare le criticità nell’accesso alle cure e impostare subito un Piano nazionale di recupero del SSN per gli assistiti non covid. Per questo serve una nuova Relazione sullo stato sanitario del Paese 2020-2021 (l’ultima si riferisce al 2012-2013), come pure avviare un’indagine conoscitiva parlamentare sullo stato dell’assistenza garantita ai pazienti NON Covid”