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Anche i pazienti reumatologici vogliono la telemedicina per una "presa in carico" più efficace
Anche l'Associazione Nazionale Malati Reumatici (ANMAR) onlus ha dato il patrocinio alla piattaforma di telemedicina iAR Plus della Società Italiana di Reumatologia (SIR). A spiegarci quali siano i vantaggi di questa nuova modalità di erogazione delle prestazioni è Silvia Tonolo, presidente di ANMAR onlus.
Mercoledi 21 Aprile 2021 Elisa Spelta
Anche l’Associazione Nazionale Malati Reumatici (ANMAR) onlus ha dato il patrocinio alla piattaforma di telemedicina iAR Plus della Società Italiana di Reumatologia (SIR). A spiegarci quali siano i vantaggi di questa nuova modalità di erogazione delle prestazioni è Silvia Tonolo, presidente di ANMAR onlus.
Qual è la posizione di ANMAR nei confronti della telemedicina?
Oggi la priorità per i pazienti reumatologici è quella di evitare di ritrovarsi nella stessa situazione della scorsa primavera. Nei primi mesi della pandemia migliaia di malati sono stati abbandonati e non hanno potuto proseguire con cure e controlli, anche per timore di possibili contagi. L’intero sistema sanitario nazionale sta ora di nuovo affrontando uno sforzo enorme e forse addirittura maggiore di quello dell’anno scorso. Non dobbiamo pensare alla telemedicina come al futuro, ma deve essere il presente perché grazie a essa oggi i malati cronici possono avere un buon livello d’assistenza, soprattutto in periodi come questo. Continueremo a collaborare con gli specialisti della SIR per implementare l’utilizzo della telemedicina. ANMAR è impegnata a far dialogare le Regioni, gli specialisti reumatologi e i medici di famiglia per una concreta e reale presa in carico dei pazienti, sfruttando le risorse tecnologiche attualmente a disposizione attraverso il nostro progetto SMART SHARE che è in grado di rendere interoperabili i sistemi e le piattaforme esistenti nel rispetto delle singole autonomie organizzative.
Cosa ne pensa della piattaforma della Società Italiana di Reumatologia?
L’opinione di ANMAR è assolutamente positiva. La piattaforma SIR rappresenta sicuramente un’opportunità per mantenere il rapporto medico-paziente, perché permette alla persona con patologia di contattare il medico in qualsiasi momento, ad esempio quando il paziente presenta un’acuzie di malattia o vede che il farmaco non dà risposte adeguate, oppure semplicemente per rendere il clinico partecipe di una comorbidità che si è presentata.
Grazie a questa piattaforma, da un lato il paziente non deve recarsi al centro di riferimento dove è seguito per chiedere semplicemente un’informazione al proprio reumatologo e dall’altro il medico ha la possibilità di snellire le liste di attesa.
Quali potrebbero essere gli ostacoli all’utilizzo della telemedicina per i pazienti reumatologici?
Per l’utilizzo della piattaforma SIR da parte dei pazienti credo si debba fare informazione per far capire alla persona con patologia i vantaggi di questa nuova forma di contatto con il medico. Secondo me il paziente reumatologico piuttosto che non avere un confronto con il proprio specialista “accetta” qualsiasi cosa. Questo non vuol dire che il paziente si deve “accontentare” perché la telemedicina è un’altra forma di “prendere in carico” e la piattaforma della SIR offre questa possibilità. Dobbiamo far capire alle persone che la visita virtuale permette loro di mantenere il rapporto con il medico ed è questa la cosa più importante per il paziente.
Al di là della diagnosi e quindi della prima visita che deve necessariamente essere fatta in presenza, e anche in alcune situazioni che si rendono necessarie, la gestione del paziente in remissione o con problematiche non così gravi può tranquillamente esser fatta da remoto. Attraverso la piattaforma della SIR è possibile infatti scambiare una serie di informazioni, di documenti, quali i risultati degli esami di laboratorio, di risonanza magnetica e si può avere un colloquio con il proprio medico in qualsiasi momento.
Pensa che la telemedicina verrà utilizzata anche in futuro nell’era post Covid?
Penso proprio di si. Ormai ci siamo abituati a utilizzare la tecnologia in tutti gli ambiti della nostra vita. Oggi abbiamo a disposizione strumenti tecnologici che ci hanno aiutato moltissimo. Penso a cosa sarebbe potuto succedere se l’epidemia fosse arrivata negli anni 50-60.
Credo che questo progetto della SIR possa essere d’esempio anche per altre aree terapeutiche e che le piattaforme potrebbero essere collegate e rese interoperabili. Il fatto di poter condividere le informazioni del paziente con altri specialisti è sicuramente importante e può agevolare l’implementazione del piano nazionale della cronicità che tanto attendiamo.