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Protesi di ginocchio: la chirurgia robotica riduce dolore e tempi di recupero

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Protesi di ginocchio: la chirurgia robotica riduce dolore e tempi di recupero

MEDICINA  Giu 13,2018 

Il robot in sala operatoria non è più fantascienza. Presso la Clinica San Francesco di Verona è stato eseguito uno degli interventi chirurgici più significativi e importanti a livello internazionale. Si tratta della prima procedura in sala operatoria di sostituzione protesica totale di ginocchio con la tecnologia robotica. Una procedura innovativa, che permette di operare con maggiore precisione, riducendo anche dolore e complicazioni postoperatorie.

Le malattie degenerative del ginocchio
Rigidità, gonfiore e dolore, con una progressiva limitazione funzionale dell’articolazione e difficoltà di movimento: sono i sintomi di artrosi al ginocchio, una malattia degenerativa che, complice l’usura della cartilagine, può minare uno dei tre compartimenti dell’articolazione (rotula, femore e tibia) o tutti e tre insieme (in questo caso si parla di artrosi tricompartimentale). Ad un bravo ortopedico basta osservare la camminata del paziente per capire se il ginocchio è sano o se, al contrario, è interessato da una limitazione del movimento che può sottintendere una patologia degenerativa come l’artrosi. Per una diagnosi affidabile serve la radiografia, la verifica della stabilità dei legamenti e la risonanza nucleare magnetica, in modo da capire se e come intervenire in sala operatoria.

Le protesi parziali e totali
Si ricorre all’impianto protesico quando l’artrosi è già in stadio avanzato. Si tratta di un intervento sempre più comune: ogni anno vengono impiantate 100 mila protesi al ginocchio e i numeri sono in costante aumento. Le protesi di ultima generazione sono sempre più affidabili, resistenti e funzionali. Quelle parziali interessano uno dei tre compartimenti; in caso di usura diffusa dell’articolazione, invece, vengono impiantate protesi totali, che rivestono completamente la superficie di femore, tibia e rotula.

La tecnica robotica
Il braccio meccanico del robot Rio Mako permette al chirurgo di superare i limiti della tecnica a mano libera, con cui era più difficile posizionare protesi compartimentali interne molto piccole. Il sistema Mako è basato su 3 elementi: il braccio robotico (è sempre guidato dal chirurgo, non si muove in autonomia), la telecamera a infrarossi (durante l’operazione riceve tutte le informazioni relative alla posizione dei segmenti dell’articolazione) e la consolle, gestita dal tecnico biomedico. In generale, la protesi può essere impiantata solo in presenza di una buona stabilità articolare e di legamenti (sia crociati che collaterali) in buone condizioni. La tac tridimensionale consente di ricostruire un modello del ginocchio da operare, un passaggio utile per pianificare l’impianto prima dell’intervento.

I vantaggi rispetto alla tecnica tradizionale
Precisione e mini-invasività: il robot riduce l’errore umano e permette di trattare soltanto le parti rovinate, senza danneggiare i tessuti molli circostanti e la parte ossea. Questo intervento riduce la perdita di sangue e il dolore post-operatorio, e di conseguenza anche la somministrazione di antidolorifici è limitata al minimo indispensabile. Il recupero è più rapido, dopo 24 ore il paziente può già camminare con l’uso di stampelle. La maggior parte delle persone operate con protesi parziale viene dimessa dopo due o tre giorni; le protesi totali richiedono invece una riabilitazione leggermente più lunga (circa 15 giorni). L’impianto di protesi con la tecnica robotica è coperto dal Servizio Sanitario Nazionale (è possibile contattare direttamente la Clinica San Francesco di Verona per avere maggiori informazioni sulla chirurgia protesica robotica di ginocchio o anca).

La Clinica San Francesco
Piergiuseppe Perazzini, chirurgo della Clinica San Francesco, è considerato pioniere dell’ortopedia robotica a livello continentale. È stato infatti il primo a portare in Europa una tecnica che, fino agli inizi del 2011, era utilizzata solo negli Stati Uniti, dove è stata messa a punto. ll centro di ortopedia robotica europeo (CORE) della struttura veneta è divenuto negli anni un’eccellenza per la cura delle principali patologie di anca e ginocchio, sia in Italia che in Europa. La figura di Perazzini, unita all’intensa attività scientifica svolta dalla Clinica, “attira” giovani chirurghi che da ogni parte arrivano a Verona per apprendere questa tecnica.


Fonte: popsci.it
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