Misurando periodicamente i livelli di calprotectina fecale è possibile identificare i pazienti a rischio di progressione della malattia di Crohn indipendentemente dai sintomi. E’ quanto riporta uno studio pubblicato su Clinical Gastroenterology and Hepatology

La gestione della malattia di Crohn (CD) si è spostata come focus sulla guarigione della mucosa intestinale che richiede sorveglianza endoscopica. 
Per evitare il passaggio continuo dall’endoscopia, un gruppo di ricercatori inglesi del Cantab, FRACP of the Exeter IBD Group tra cui Nicholas A. Kennedy, hanno voluto analizzare se la calprotectina fecale potesse essere utilizzata come biomarker per la guarigione della mucosa. 

La calprotectina può essere misurata in campioni fecali per determinare l'attività della malattia luminale al posto dell'endoscopia; questa misurazione è una componente importante del trattamento rispetto alla strategia target. 

"L'uso della calprotectina fecale come marcatore prognostico è stato dimostrato nel contesto della remissione indotta da fattori medici e chirurgici", hanno scritto Kennedy e colleghi, aggiungendo: "Tuttavia, non è stato ancora dimostrato se elevazioni nella concentrazione di questa molecola, indipendentemente dai sintomi clinici, siano associate alla progressione della malattia. Questa informazione fornirebbe ulteriore supporto al principio del trattamento oltre i sintomi ". 

I ricercatori hanno quindi analizzato il ruolo della calprotectina nella progressione della malattia in uno studio retrospettivo su 918 pazienti con CD gestiti presso un centro medico terziario di Edimburgo, dal 2003 al 2015. 

Sono stati inclusi pazienti che avevano almeno una misurazione della calprotectina fecale eseguita tre mesi dopo la loro diagnosi o ancora prima. Sono stati utilizzati dati clinici per identificare i fattori associati a un risultato composito di progressione nel comportamento, ospedalizzazione e resezione. 

I ricercatori hanno scoperto che il livello mediano di calprotectina fecale alla prima visita era pari a 432 μg/g (IQR, 1365-998 μg/g) in pazienti che avevano raggiunto l'endpoint composito rispetto a 180 μg/g (IQR, 50-665 μg/g ) di chi non lo aveva raggiunto, indicando che la calprotectina fecale elevata era associata alla progressione tardiva di CD. 

Nella loro analisi, i ricercatori hanno determinato che un cut off della calprotectina fecale pari a 115 μg/g identificava i pazienti che avevano raggiunto l'endpoint (HR=2,4; IC 95%, 1,8-3,1). 

Kennedy e colleghi hanno sottolineato che le loro scoperte mostrano come la calprotectina possa essere utilizzata come marcatore di aumento del rischio di progressione della malattia in CD. 

In conclusione, come precisato nel lavoro: "La calprotectina fecale elevata è associata ad un aumentato rischio nel tempo di progressione della malattia di Crohn. Ulteriori studi dovrebbero continuare a esplorare l'utilità delle misurazioni ripetute di calprotectina fecale e valutare se l'intervento basato sulla calprotectina fecale possa alterare l'esito della malattia." 

Kennedy NA et al., Association Between Level of Fecal Calprotectin and Progression of Crohn's Disease. Clin Gastroenterol Hepatol. 2019 Feb 14. pii: S1542-3565(19)30180-6. doi: 10.1016/j.cgh.2019.02.017.