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Depressione e ansia nei medici
(Reuters Health) – Interventi mirati sui medici sono moderatamente efficaci per ridurre i sintomi di depressione, ansia e suicidio.
È quanto emerge da una revisione sistematica e una meta-analisi pubblicate online su The Lancet Psychiatry.
Rispetto alla popolazione generale e ad altri gruppi professionali, i medici hanno una maggiore prevalenza di depressione, ansia e pensieri suicidi.
Lo studio
Per la loro analisi Samuel B. Harvey dell’Università del New South Wales (Randwick, Australia), e colleghi hanno preso in considerazione otto studi con dati relativi a un totale di 1.023 medici.
Tutti gli studi riguardavano interventi diretti, in particolare la terapia comportamentale cognitiva individuale o di gruppo (Cbt) o il mindfulness training.
Tre studi hanno mostrato una significativa riduzione dei sintomi della depressione (differenza media standardizzata 0,53); quattro studi hanno mostrato una significativa riduzione del disagio psicologico generale (0,65); uno studio ha mostrato una significativa riduzione dell’ansia (0,71); e uno studio ha mostrato una significativa riduzione di pensieri suicidi durante un anno di tirocinio (rapporto di rischio 0,40), rispetto ai gruppi di controllo.
I commenti
“Abbiamo bisogno di andare oltre al solo pensiero di burnout per affrontare l’intero spettro del disagio dei medici. La cultura medica, per farlo, deve cambiare – osserva Ronald M. Epstein della University of Rochester School of Medicine and Dentistry, New York, non coinvolto nella ricerca – La negligenza relativa al problema è preoccupante, soprattutto considerando che gli operatori sanitari hanno la nostra vita nelle loro mani e il loro benessere mentale è essenziale per una sicura e buona qualità delle cure”
“È triste constatare che esistono pochi studi di intervento qualitativi sul trattamento del disagio del medico, soprattutto data la schiacciante evidenza che si tratta di un problema – commenta Jodie Eckleberry-Hunt, psicologo della salute di Fenton, Michigan, che ha svolto ricerche su vari aspetti del benessere del medico, tra cui burnout, depressione e suicidio – I medici si sentono talmente inondati di lavoro da non avere né tempo né energie per partecipare a questi studi, e non ci sono ancora significativi investimenti per cambiare questa dinamica. Vi è l’obbligo morale di prendersi cura di coloro che servono in prima linea nella sofferenza e nel dolore dei pazienti. Il trauma secondario che sperimentano, oltre a tutte le altre frustrazioni, può essere migliorato. Dobbiamo solo renderlo prioritario e trovare il miglior modello per farlo. In secondo luogo, alla fine della linea c’è il paziente, e questo è un problema di salute pubblica. Non è solo un problema medico. Il disagio del medico ha un impatto sull’assistenza e sugli esiti del paziente”
Fonte: The Lancet Psychiatry
Will Boggs
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
https://www.thelancet.com/journals/lanpsy/article/PIIS2215-0366(18)30509-1/fulltext