Che differenza c’è tra i diversi tipi di test? La carica virale sta diminuendo? Esistono positivi a Covid-19 non più infettanti? Risponde Edoardo Carretto direttore del laboratorio di microbiologia clinica, presso l’Irccs Santa Maria Nova a Reggio Emilia *IN COLLABORAZIONE CON BIOMÉRIEUX ITALIA
di Redazione Aboutpharma Online 9 Luglio 2020

Anche a Reggio Emilia, presso l’IRCCS Arcispedale Santa Maria Nuova, negli ultimi tempi si è rilevato che i tamponi di soggetti positivi a SARS-CoV-2 presentano spesso amplificazioni tardive al test molecolare, verosimilmente correlate a basse cariche virali. Chi risulta positivo al tampone insomma, non è detto che abbia nel proprio organismo una quantità di virus tale da infettare altri soggetti. Lo aveva già sostenuto Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, seguito poi da altri ricercatori ed esperti. Come Edoardo Carretto, appunto, direttore del Laboratorio di Microbiologia, presso il presidio emiliano, che in una video intervista ad AboutPharma and Medical Devices ricorda anche quali sono gli strumenti per la diagnosi di COVID-19.
adnkronos.com
Brasile, uomo senza Hiv con un cocktail di farmaci
MEDICINA Pubblicato il: 08/07/2020 16:45
Un uomo brasiliano potrebbe essere la prima persona al mondo ad aver ottenuto una remissione a lungo termine dell'Hiv , dopo un trattamento con un nuovo cocktail di antiretrovirali. Una vicenda resa nota dai medici brasiliani che l'hanno seguito, accolta con qualche scetticismo da alcuni specialisti, come riferisce il 'New York Times'. A rendere eccezionale il caso è il fatto che il paziente avrebbe 'sconfitto' il virus senza essere sottoposto a trapianto di midollo, come successo in precedenza. La vicenda del 'paziente di San Paolo' è stata illustrata dai ricercatori dell'Università Federale di San Paolo alla Conferenza Aids 2020.
ansa.it
Alzheimer, trovati i messaggi in bottiglia dei neuroni malati
Aprono a test del sangue per la diagnosi precoce
Redazione ANSA 06 luglio 2020 10:16

Scoperti i 'messaggi in bottiglia' rilasciati nel circolo sanguigno dai neuroni colpiti da Alzheimer: racchiusi in piccole vescicole di membrana, sono dei filamenti di Rna specifici della malattia che potrebbero aprire la strada a nuovi test del sangue per la diagnosi precoce.
Lo indica lo studio pubblicato sulla rivista Cells da Chiara Fenoglio e Maria Serpente, ricercatrici del gruppo coordinato da Elio Scarpini e Daniela Galimberti del Centro Dino Ferrari, di Policlinico e Università Statale di Milano.
ansa.it
Tumori, tolto il freno che impedisce di aggredirli
Nuove armi in arrivo. Ricostruiti i danni da agenti chimici
Elisa Buson 25 giugno 2020 09:31

Scoperto il segnale di disturbo che molti tumori producono per interferire nelle comunicazioni del sistema immunitario e rendersi inattaccabili: la sua disattivazione nei topi ha permesso di ridurre drasticamente la crescita del tumore e in molti casi lo ha addirittura eradicato, come dimostra uno studio dell'università di Yale pubblicato su Nature.
cnr.it
COMUNICATO STAMPA
Spliceosoma: come si propaga l'informazione giusta nelle cellule
01/06/2020

Un nuovo studio dell’Istituto officina dei materiali del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iom) in collaborazione con la Sissa (Scuola internazionale superiore di studi avanzati) fa luce sul funzionamento dello spliceosoma. Un complesso sistema cellulare, composto da proteine e RNA, responsabile di un processo di “taglia e cuci” con il quale si opera la sintesi proteica. Difetti nel suo funzionamento sono coinvolti in più di 200 malattie. Lo studio è stato recentemente pubblicato sulla rivista Journal of the American Chemical Society, che gli ha anche dedicato la copertina
Una ricerca basata su simulazioni al computer dell’Istituto officina dei materiali del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iom), condotto in collaborazione con la Sissa - Scuola internazionale studi superiori avanzati e pubblicato su Journal Of the American Chemical Society, ha permesso di spiegare il funzionamento dello “spliceosoma”, un importante “macchinario biologico” per la vita cellulare.
ansa.it
Tumori, il rischio di metastasi scritto nel Dna dalla nascita
Studio sul melanoma apre a nuovi scenari terapeutici
Redazione ANSA 26 maggio 2020 16:59

Il rischio di sviluppare metastasi potrebbe essere scritto nel Dna fin dalla nascita: dipenderebbe infatti da un gene, chiamato ApoE, che finora veniva studiato principalmente per il suo legame con l'Alzheimer. A indicarlo è uno studio condotto sul melanoma dai ricercatori della Rockefeller University di New York. I risultati, pubblicati su Nature Medicine, potrebbero portare a sviluppare nuove strategie terapeutiche personalizzate in base alla variante del gene ereditata.
adnkronos.com
Tumori, svelato il segreto delle metastasi
MEDICINA Pubblicato il: 26/05/2020 15:13

Un'invasione incontrollata di cellule che si moltiplicano senza freni, perché hanno riacquistato la capacità di proliferare come quando una nuova vita cresce nel corpo di una mamma. E' il segreto delle metastasi tumorali svelato da due studi italiani complementari, condotti da un team di scienziati guidato da Vincenzo Costanzo all'Ifom (Istituto Firc di oncologia molecolare) e all'università Statale di Milano. I risultati suggeriscono che "il cancro metastatico origina dalla riattivazione dei meccanismi dello sviluppo embrionale e placentare", e gettano "le basi conoscitive per aiutare lo sviluppo di nuove terapie basate sulle risposte immunitarie contro i tumori".
agi.it
Per la Sclerosi Multipla speranze dal trapianto di staminali cerebrali
Concluso il trial clinico di Fase I. Per la prima volta al mondo trattati tutti i pazienti reclutati
25 maggio 2020
Arrivano speranze sulle staminali cerebrali umane per il trattamento sperimentale della Sclerosi Multipla Secondaria Progressiva.
In occasione della Giornata mondiale sulla Sclerosi Multipla, che si celebra il 30 maggio, la Pontificia Accademia per la Vita dello Stato Vaticano e il suo presidente monsignor Vincenzo Paglia annunciano con l’Associazione Revert Onlus e la Fondazione Casa Sollievo della Sofferenza, Opera di San Pio da Pietrelcina la conclusione - per la prima volta al mondo - della sperimentazione clinica di Fase I che prevede il trapianto di cellule staminali cerebrali umane in quindici pazienti affetti da Sclerosi Multipla Secondaria Progressiva. La sperimentazione costituisce un primo passo verso lo sviluppo di un protocollo.
pharmastar.it
Sclerosi multipla recidivante: evobrutinib, nell'estensione a 108 settimane, si conferma efficace e sicuro
Sabato 23 Maggio 2020 Redazione

Prosegue con successo lo sviluppo di evobrutinib, inibitore sperimentale orale altamente selettivo della tirosina di Bruton (BTK), che ha dimostrato di possedere un’efficacia elettiva e sostenuta in pazienti adulti con sclerosi multipla recidivane (RMS) lungo 108 settimane di studi clinici. I risultati, provenienti dallo studio di estensione open-label (OLE) di Fase II, sono presentati nell’ambito del Congresso virtuale dell’European Academy of Neurology.
ansa.it
Sclerosi multipla, riparate le lesioni nel cervello dei top
Grazie al trapianto di cellule, verso test sull'uomo
Redazione ANSA 22 maggio 2020 12:18
ansa.it
Sclerosi multipla, riparate le lesioni nel cervello dei top
Grazie al trapianto di cellule, verso test sull'uomo
Redazione ANSA 22 maggio 2020 12:18
Cervello 'riparato' e movimenti ripristinati nei topi malati di sclerosi multipla: il risultato è stato ottenuto grazie al trapianto di particolari cellule progenitrici del cervello umano, che una volta impiantate nei roditori malati hanno favorito il ripristino del rivestimento isolante dei neuroni, migliorandone la funzionalità. La sperimentazione è pubblicata sulla rivista Cell Reports dai ricercatori dell'Università di Rochester, negli Stati Uniti, e potrebbe aprire la strada ai primi test clinici sull'uomo, non solo per la sclerosi multipla ma anche per altre malattie come la leucodistrofia dei bambini e i danni da ictus che colpiscono la materia bianca del cervello.
Lo studio rappresenta il culmine di oltre 15 anni di ricerche condotte nell'ateneo statunitense per comprendere il ruolo delle cellule della glia, fondamentali 'aiutanti' dei neuroni che vengono perse a causa della sclerosi multipla. La malattia autoimmunitaria colpisce in particolar modo un tipo di cellule gliali, i cosiddetti oligodendrociti, che formano la guaina mielinica che isola i prolungamenti dei neuroni favorendo la conduzione del segnale elettrico.
Per rimpiazzarle nei topi con sclerosi multipla, i ricercatori guidati dal neurologo Steve Goldman hanno trapiantato delle cellule umane progenitrici della glia, ottenute da cellule staminali coltivate in laboratorio. Una volta impiantate nel cervello malato, le cellule progenitrici sono migrate sulle lesioni, si sono differenziate in oligodendrociti e hanno riparato la guaina mielinica danneggiata. Questo processo ha permesso di ripristinare anche la funzione motoria degli animali.
ansa.it
Nel Dna l'interruttore della magrezza
Per cure anti-obesità. E' un gene regolabile con farmaci anti-cancro
Redazione ANSA 22 maggio 2020 10:02

Scoperto nel Dna l'interruttore molecolare della magrezza: si tratta del gene Alk, un famoso complice dei tumori che potrebbe giocare un ruolo cruciale anche nella regolazione del metabolismo dei grassi. Gia' bersaglio di numerosi farmaci anti-cancro, potrebbe entrare nel mirino di nuove terapie contro l'obesita'. A indicarlo e' lo studio pubblicato sulla rivista Cell dai ricercatori dell'Universita' della British Columbia.
cnr.it
COMUNICATO STAMPA
Cellule umane 'hackerano' il Sars-CoV-2 grazie all'editing dell'RNA
19/05/2020
Mutazioni dovute agli enzimi ADAR e APOBEC
Uno studio dell’Istituto di fisiologia clinica del Cnr e dell’Ispro, in collaborazione con l’Università di Firenze, pubblicato su Science Advances, ha messo in evidenza l’attivazione di uno dei meccanismi dell’immunità innata contro il virus.
Pubblicato su Science Advances uno studio condotto dal gruppo coordinato da Silvo Conticello, dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Cnr-Ifc) e dell’Istituto per lo studio, la prevenzione e la rete oncologica (Ispro), in collaborazione con Giorgio Mattiuz dell'Università di Firenze, mostra come i nostri processi cellulari siano in grado di “hackerare” il codice genetico del Sars-CoV-2 mediante un processo noto come “editing” dell’RNA.
policlinico.mi.it
Distrofia muscolare, scoperte cellule che impediscono ai muscoli di indebolirsi
— di Lino Grossano 20/05/2020
Uno studio firmato in collaborazione con esperti del Policlinico di Milano ha rivelato una differenza fondamentale tra tessuti sani e malati: si apre la strada a un possibile trattamento per contrastare la degenerazione dei muscoli distrofici
Nella distrofia muscolare i pazienti perdono progressivamente la capacità di utilizzare i muscoli e quindi di compiere i movimenti (persino quelli più elementari). Questo accade perché i muscoli danneggiati dalla malattia vanno incontro alla formazione di 'cicatrici' (fibrosi muscolare) che riducono l'elasticità e la capacità di contrarsi, e si riempiono di cellule adipose, vero e proprio grasso che si infiltra e a sua volta ostacola il movimento. Ora un nuovo studio ha scoperto che nelle persone sane esiste una popolazione di cellule del muscolo che impedisce l’accumulo di questo grasso: un risultato che migliora la conoscenza della patologia e che potrebbe aprire la strada a un possibile trattamento per le distrofie muscolari.
comunicato stampa unipd.it
05-12-2020
SCOPERTO IL “CONSERVANTE” DELLE CELLULE STAMINALI UMANE
Il gene ZNF398 sarà fondamentale per la ricerca che si occupa di riprogrammazione delle cellule staminali a scopi terapeutici
Identificato per la prima volta dal team di ricerca guidato da Graziano Martello dell’Università di Padova, in collaborazione con l’Università di Torino, il gene ZNF398 responsabile del mantenimento delle cellule staminali pluripotenti. Agisce da “conservante” delle staminali e la sua presenza può essere considerata una cartina tornasole del buon funzionamento delle iPS, le cellule staminali pluripotenti indotte. Lo studio è finanziato dalla Fondazione Armenise Harvard.
Pubblicato su «Nature Communications» lo studio firmato dal team di ricerca guidato da Graziano Martello del Dipartimento di Medicina Molecolare dell’Università di Padova che ha identificato per la prima volta il gene responsabile della conservazione delle cellule staminali pluripotenti, come le embrionali staminali o le iPS. La particolarità di queste unità biologiche sta nella loro capacità di dare origine a qualsiasi cellula, dai neuroni a quelle del fegato. Le iPS, staminali pluripotenti indotte vengono generate a partire da cellule adulte del nostro corpo in un processo chiamato riprogrammazione. Questo rende le staminali una fonte cellulare preziosa per le terapie avanzate di medicina rigenerativa.