Tumori coltivati in laboratorio, a partire da poche, pochissime cellule malate prelevate dai pazienti. Aggregati tridimensionali in vitro originati da specifici tumori da utilizzare come modelli: per testare nuovi farmaci e quindi tentare nuove cure, sempre più personalizzate, sempre più ad hoc. Sono gli organoidi tumorali, strutture a tre dimensioni che sono in tutto simili alla malattia nell’essere umano, ma che stanno in laboratorio, fuori dall’organismo. Non è fantascienza ma realtà. Loredana Puca, ricercatrice italiana - laurea in Biotecnologie alla Federico II di Napoli, dottorato all’istituto Pasteur Parigi e
vincitrice del premio della Società americana di oncologia ”Merit Award” nel 2017, oggi alla Cornell University di New York nel team di Himisha Beltran – è riuscita a ottenere un organoide che simula il cancro della prostata neuroendocrino, una forma rara, contro la quale oggi la medicina può poco. I risultati del suo
studio sono oggi su Nature Comunication.
pharmastar.it
SLA: ottenuti motoneuroni dal sangue, importante passo avanti della ricerca italiana
Assieme alla ricerca genetica sulla SLA, si aggiunge ora la possibilità di studiare in laboratorio i motoneuroni dei soggetti malati confrontadoli con quelli delle persone sane. È con questo nuovo strumento che si potrà avanzare nella ricerca per portare una soluzione pratica ai malati di SLA. In pratica, i ricercatori italiani hanno dimostrato la possibilità di ottenere motoneuroni da un semplice, e perciò ripetibile, prelievo di sangue.

La sclerosi laterale amiotrofica (SLA), è una malattia terribile. Un puzzle genetico e ambientale che sfida la ricerca neurologica. Fino ad oggi studiabile attraverso i pazienti, il loro DNA, il siero, il liquor, su cui si sono fatti notevoli progressi. Oggi si aggiunge però una nuova importantissima possibilità: studiare il bersaglio principale della malattia, i motoneuroni in coltura, quindi in laboratorio. Sono loro, i motoneuroni, le cellule che progressivamente, ad ogni livello, controllando ogni genere di movimento muscolare, compreso quello respiratorio, cessano di “funzionare”. Con esito fatale.
ansa.it
Scoperti i tre geni che hanno reso grande il cervello
Sono la chiave per capire alcuni disturbi neurologici
Redazione ANSA 03 giugno 2018 15:49

Scoperti tre geni che hanno fatto grande il cervello umano, ampliandoo le dimensioni della corteccia. Molto simili tra loro, risalgono al periodo compreso fra 3 e 4 milioni di anni fa e sono descritti in due studi pubblicati sulla rivista Cell e condotti da David Haussler, dell'Universita' della California a Santa Cruz, e da Pierre Vanderhaeghen, della Libera Università di Bruxelles. Conoscere i geni che hanno fatto sviluppare il cervello è importante perché i loro difetti sono associati a possibili problemi neurologici.
LeScienze.it 25 aprile 2018
La rivoluzione delle staminali embrionali umane
Dopo vent'anni di speranze, divieti, promesse e controversie, le cellule staminali dell'embrione umano stanno rimodellando i concetti biologici e stanno finalmente iniziando a entrare nella pratica clinica di David Cyranoski / Nature
Nel 1998, quando i ricercatori hanno iniziato a studiare come ricavare cellule staminali embrionali umane, Dieter Egli stava per iniziare la scuola di specializzazione. Nei due decenni successivi, queste prolifiche cellule sono state un appuntamento fisso della sua carriera. Il biologo, ora alla Columbia University, le ha usate per esplorare come il DNA delle cellule adulte possa essere riprogrammato in uno stato embrionale, e per affrontare le questioni relative allo sviluppo e alla terapia del diabete. Ha anche contribuito a sviluppare una forma completamente nuova di cellule staminali embrionali umane che potrebbe semplificare gli studi sull'attività dei diversi geni umani.
Fonte: Le Scienze.it
23 gennaio 2017
Luci e ombre della ricerca sugli organoidi
Credit: Kaibara87/Wikimedia Commons
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Intestino, rene, pancreas, fegato, cervello e retina. Sono questi gli organi umani che è possibile riprodurre in laboratorio, almeno per alcune cruciali proprietà strutturali e funzionali, grazie ad aggregati tridimensionali di cellule chiamate organoidi.
I recenti sviluppi delle tecniche di coltura cellulare in tre dimensioni - e le importanti questioni bioetiche che sollevano - sono ora descritti in una review pubblicata su “Science”da Amelie Bredenoord dello University Medical Center Utrecht, nei Paesi Bassi, e colleghi olandesi e austriaci.
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